Supporto LGBTQIA+

“Non ho nulla contro la comunità lgbtqia+, ma … “

Tutte le problematiche che affrontano le persone lgbtqia+ provengono da questa “semplice” frase.

In un mondo in cui non ci sarebbe bisogno di definirsi in un modo diverso dal modello etero normativo, non ci sarebbe nessun problema ad essere Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali, Asessuali e tutte le variabili dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere esistenti.  Quindi le varie problematiche nel non essere eterosessuali e cisessuali sono causate dalla cultura e dalla società etero normativa in cui si vive.

L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha cancellato definitivamente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali definendola “una variante naturale del comportamento umano”. l’Oms ha anche ridefinito le questioni riguardanti l’identità di genere. Ha spostato così la disforia di genere (transessualismo) dal capitolo dedicato ai disordini mentali del DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) al capitolo dedicato alle condizioni correlate alla salute sessuale ritenendo che “le identità trans e di genere diverso non sono condizioni di malattia mentale”.

Anche nel campo della genitorialità, ci sono ormai una moltitudine di ricerche scientifiche che dimostrano che l’orientamento sessuale e l’identità di genere di una persona non determinano le capacità genitoriali di questa. I bambini stessi sono legati affettivamente ai loro genitori non per il loro sesso di appartenenza o per il loro orientamento sessuale. Il problema è solo “negli altri” che vedono “anormale” la possibilità che due uomini o due donne possano crescere dei bambini, non per i bambini stessi.

Quindi la vera “malattia” che si può considerare rispetto queste tematiche, è l’omolesbobitransfobia (omofobia, lesbofobia, bifobia, transfobia) nei confronti della comunità lgbtqia+.

Vivere in contesti omofobici porta ad avere un senso di paura e di inadeguatezza; porta ad una disistima di sé e quindi a non vivere liberamente in modo sano il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Spesso questa forma di fobia oltre ad essere subita dalle persone della comunità, può anche essere interiorizzata dalle stesse portando problemi di non accettazione, disturbi d’ansia, depressivi e problematiche relazionali e di auto realizzazione.

Rispetto alle persone eterosessuali e cisessuali, le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali possono trovare quindi molte difficoltà provenienti da atteggiamenti discriminatori, da pregiudizi, da violenze verbali o fisiche che sperimentano a partire dal contesto della famiglia, a scuola e, più in generale, dal contesto socioculturale omofobo in cui vivono.  Questo tipo di esperienze anche vissute indirettamente, causano nelle persone lgbtqia+ un senso di solitudine e impotenza molto doloroso. Il senso di chiusura e di emarginazione può portare un danno alla salute mentale o fisica della persona. 

Fare un percorso di psicoterapia è consigliato per chi si trova in queste situazioni di difficoltà, per poter così vivere la propria sessualità e per chi vuole affrontare o sta affrontando un percorso di transizione, con più serenità, in modo libero e consapevole. Questo cambiamento si proietta positivamente nelle aree lavorative, familiari e relazionali (sentimentali e amicali).